Sommersioni

Non è la prima volta che sogno di essere travolta da un’onda, ma quello di stanotte è stato veramente un sogno strano che mi è rimasto nella mente. Allora ho iniziato ad analizzarlo, perché io non riesco a non analizzare ogni cosa di me stessa. Sto lì a pensare e rimuginare… è un mio limite!

Ero al mare, era una bella giornata di sole e le onde che si formavano inizialmente erano piccole e soffici, dovute alla leggera spinta del vento. Poi però se ne sono formate alcune più grandi che hanno iniziato a bagnare le persone che sostavano sulla riva. All’inizio avevo pensato di spostarmi anch’io, come tutti gli altri, ma poi non l’ho fatto e quando se ne stava generando una enorme, che successivamente mi avrebbe travolta, sono rimasta ferma, davanti a Lei, a guardarla. Sono rimasta ferma perché sapevo che scappare non sarebbe servito a nulla e nella mia testa è balenato un pensiero:

Sarò travolta, ma poi si ritirerà e non mi accadrà niente di male

Così sono rimasta lì, ad aspettare che quell’onda ricadendo, mi immergesse. Il problema è che avevo sbagliato i miei calcoli, l’acqua che mi aveva sommerso non accennava a ritirarsi verso il mare così mi sono detta Respira! perché in realtà l’acqua che mi circondava non la stavo né ingerendo, né tanto meno inalando. Ho continuato a respirare e mentre lo facevo, mentre sentivo che la gola iniziava a bruciare, mi ripetevo L’acqua si ritirerà! ma quella è rimasta lì finché non mi sono svegliata.

Ripensandoci coscientemente mi sono accorta che in realtà quello che stavo facendo non era respirare: io stavo soltanto espirando, stavo solo cacciando ossigeno dal mio corpo. Quella procedura mi avrebbe fatto solo del male, in teoria, invece io ho resistito, ovvio, fino a quando non mi sono risvegliata, ma quella pratica mi faceva sentire stranamente meglio, anche se la gola faceva male… mi dava l’idea che ce la stessi facendo, anche se stavo buttando via l’ossigeno.

Stamattina ho catalogato il sogno con la dicitura l’ennesimo incubo, invece ora che ci ripenso inizio quasi a comprenderlo. Quante volte sono stata ferma ad aspettare che qualcosa, silenziosamente, dentro di me, crescesse fino al punto di travolgermi con impeto? Quante volte di fronte a qualcosa che mi sembrava insormontabile ho reagito in un modo del tutto diverso da come ci si potrebbe aspettare? Quante volte ho buttato via aria dai miei polmoni, metaforicamente parlando, per sopravvivere? Quante volte mi sono tolta l’ossigeno volontariamente? Troppe…
Con questo non voglio dire che ho fatto bene e che i miei modi di reagire siano stati sempre sani ma sono stati gli unici a cui ho pensato e che sono riuscita a mettere in atto. Forse è arrivato il momento di cambiare metodo. Con questo non voglio dire che è meglio scappare di fronte ad un’onda che può simboleggiare qualsiasi avversità, piuttosto imparare a nuotare e riuscire a vivere respirando a pieni a polmoni.

Una sassolina

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